La Fiera del Bue Grasso di Carrù
La Fiera del Bue Grasso di Carrù porta alto il lavoro svolto dagli allevatori de La Granda. Sei premi vinti durante la kermesse zootecnica.
C’è una carne la cui fama, connubio tra folclore e tradizione, precede il gusto, solleticando le papille gustative per mesi. C’è un tempo, quello dei grigiori e delle nebbie, dove il profumo della cucina invade le prime luci dell’alba.
L’8 dicembre è stato sinonimo di Fiera del Bue Grasso di Carrù. Questa ha portato, nel piccolo borgo cuneese, quintali di bolliti, cotechini, trippe e brodo serviti caldi ancora prima che il sole sorga. I piedi delle Langhe sono stati così invasi dall’entusiasmo di appassionati agricoli, preparati gastronomi e curiosi turisti.
L’8 dicembre ha riconosciuto il lavoro svolto dagli allevatori de La Granda che, quest’anno, hanno vinto sei premi:
Pierdomenico Dotta, 2° classificato per la categoria Migliorati
Paolo Solavaggione, 3° classificato, per la categoria Migliorati
Andrea Migliore, 3° classificato, per la categoria Bue della Coscia
Valter Dogliani, 4°, 5° e 6° classificato, per la categoria Vitello Castrato
Da ormai 107 anni, il via ufficiale è fissato alle ore sei quando, prima i ristoranti di Carrù e poi la Pro Loco, servono la colazione a base di Bue, accompagnata dai vini rossi delle vicine Langhe. Il viavai di piatti di bollito prosegue senza sosta per tutto il giorno garantendo il successo tra tutti i palati.
Gastronomia e zootecnica, alla Fiera del Bue Grasso di Carrù, si stringono la mano. Anima della kermesse piemontese è la sua mostra, dove sono esposti i capi di Razza Piemontese in gara. Sono undici le categorie a cui gli allevatori possono iscriversi per presentare i propri capi: tre quelle dedicate ai buoi e ai manzi, due per i castrati e una per le vacche, le manze e i tori. Solo ai migliori, selezionati da cinque giurie, verrà consegnata la tanto ambita gualdrappa di seta dipinta a mano insieme alla buscarola, la coppa, la medaglia e il diploma. La competizione non si limita al mondo agricolo. I macellai infatti gareggiano per aggiudicarsi il capo migliore da vendere.
Abbinando alla cucina il commercio, al folclore l’agricoltura, la Fiera del Bue Grasso di Carrù è stata indicata dall’Observer Food Monthly tra i 50 protagonisti della gastronomia internazionale oltre ad essere, dal 2008, Fiera Nazionale.
Ma, ancora prima della Fiera, per quattro anni, governati da madre e matrigna Natura, c’è la passione e la devozione degli allevatori che accudiscono e crescono l’ambito Bue.
La Granda, per il 2017, porta alto il lavoro svolto da Andrea Migliore, Paolo Solavaggione, Francesco Occelli, Pierdomenico Dotta e Valter Dogliani.
Perché il bue? In un connubio di tradizioni e storia familiare, gli allevatori credono in un prodotto diverso, in una carne più gustosa, vera, equilibrata e sana. La carne di Bue Piemontese trattiene in sé i profumi e gli aromi dei foraggi delle colline, ci ricorda i veri sapori della carne di tradizione, raggiunge il perfetto equilibrio tra muscolo e grasso ed è il frutto di un’alimentazione selezionata secondo disciplinare La Granda.