Appassionati allevatori di Piemontese: i Prato, naturalmente a La Granda.

Agricoltura e cultura, un binomio inscindibile.

Non c’è agricoltura senza cultura. Così è stato per Giovanni Prato, classe 1966, che ha studiato agraria e veterinaria per poi scegliere di tornare alla terra, proprio come i suoi avi.

La famiglia Prato è a vocazione contadina. Siamo a inizio novecento e, in quel di Santa Lucia di Fossano, i Prato allevano vacche di Razza Piemontese ma anche maiali e animali da cortile oltre a coltivare il grano. Ed è proprio in questo ambiente bucolico che nasce e cresce Giovanni Prato.

La sua passione verso la zootecnia e l’agricoltura lo orienta nel mondo scolastico ma la professione di veterinario non gli consente di mantenere quel contatto diretto con la terra che, fin da bambino, ha ricercato.

“Sono figlio della terra e ho scelto di tornare alle mie radici, quelle da cui mai avrei potuto separarmi”, racconta Giovanni.

Nel 1987 il trasferimento dalla collina a Località Madonna dei Campi, un’oasi tra verdi prati. Qui il cambiamento che porterà i Prato ad incontrarsi, lungo il cammino, con La Granda.

“A fine anni ottanta, la stalla è stata rivoluzionata, le vacche di Razza Piemontese sono passate a stabulazione libera. Oltre a questo non abbiamo mai dato soia o prodotti geneticamente modificati né cortisonici o antibiotici. Mai abbiamo separato i vitellini appena nati dalla madre”, prosegue Giovanni.

Con il padre non un confronto generazionale ma la piena condivisione delle scelte: la passione e la dedizione per la terra, a casa Prato è sempre stata all’ordine del giorno.

“Fare l’allevatore”, sostiene Giovanni, “è, prima di tutto, una passione, poi, un lavoro”.


 

La svolta decisiva nel 2007, quando, l’azienda agricola Prato entra a far parte de La Granda.

“La Granda”, spiega Giovanni, “è stata la naturale conseguenza di un percorso, già da anni, incentrato sul benessere ambientale, animale e umano. Non ho infatti dovuto apportare significativi cambiamenti. Ne La Granda e nella figura di Sergio Capaldo ho trovato chi ha saputo riconoscere il lavoro dell’allevatore su diversi fronti: umano, economico e sociale. La Granda mi ha offerto una prospettiva e l’incertezza sul domani si è trasformata in una certezza”.

Oggi in azienda si contano 25 capi ma il futuro? “Assolutamente La Granda. Questa si muove con un passo d’anticipo rispetto al mercato, ha una marcia in più”, risponde Giovanni.


 

I prati sono la seconda anima di Giovanni. “Perché” ,spiega, “ in un allevamento, a fare la differenza è proprio l’alimentazione e, se questa è il frutto di prati profumati e polifiti, il risultato è garantito”.

Al fianco di Sergio Capaldo e del professore Andrea Cavallero, Giovanni Prato studia i prati, gli stessi che hanno fatto da cornice alla sua infanzia, adolescenza ed età adulta.

Un legame, quello che unisce Giovanni Prato a la terra, destinato a durare per sempre.

Fine anni settanta. Giovanni Prato cresce nella storica azienda di famiglia ereditando la passione zootecnica.

 



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