La Granda risponde con il Manzobab uno scherzo diventato export di qualità


All’inizio si chiama Kebabun, Kebab che buono in piemontese, poi diventa Manzobab, ma a fare la differenza – spiega Capaldo – è il modo in cui gli animali vengono prima allevati e poi si lavora la carne “… se gli animali mangiano bene, stanno meglio. E l’uomo non può che trarne beneficio.”

 Capaldo conosceva bene il kebab, ma cercava un modo per eliminarne i difetti: «Ho scoperto un sacco di cose che non mi piacevano. La carne era prodotta in modo industriale, grassa, unita con collanti, il gusto alterato da una pesante marinatura speziata: tutto questo inganna il palato. Volevo mantenere le tradizioni, ma riscoprirle attraverso la qualità delle carni piemontesi».


Leggi l’articolo intero qui



Torna alla rassegna stampa