La Granda celebra le sue radici
Era il 1997. Le radici de La Granda stavano attecchendo nell’omonima provincia. Il neonato Consorzio contava meno di dieci allevatori pronti a mettersi in gioco al fianco di Sergio Capaldo per rilanciare la Razza Piemontese.
Valorizzare l’antica razza significava lavorare sull’intera filiera: dalle radici al piatto. Per questa ragione, viene elaborato un modo diverso di fare agricoltura, sono rivoluzionate le tradizionali prassi zootecniche ed è proposta una nuova idea di cucina.
I campi sono coltivati senza chimica, gli animali nutriti con i prodotti della terra, la fisiologia è rispettata, le ricette s’identificano in un percorso di crescita collettiva mai autoreferenziale.
Ed è proprio in questo contesto che inizia l’avventura di un gruppo di amici: allevatori, cuochi e veterinari. Insieme hanno cambiato una parte della zootecnia cuneese. Forse per caso o per destino, hanno contribuito alla genesi della Cruda de La Granda, lungimirante quanto attuale unicità gastronomica.
Insieme hanno dato vita ad una famiglia che, oggi, nell’anniversario della sua nascita, conta più di 70 aziende agricole a conduzione famigliare riunite e più di 40 dipendenti impiegati presso il centro di trasformazione. La Granda ha così celebrato le sue radici.
Nell’occasione, Bruno Cavallero, classe 1947, è stato fregiato di una targa al merito. Appassionato allevatore, dal 1996, è esempio di lungimiranza e fedeltà a La Granda.
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