Genola, 27 settembre 2014
Dieci anni de La Granda, sono certamente l’occasione per parlare di futuro con chi ha dato vita a questo progetto: gli allevatori, Slow Food, Eataly e i consumatori. Sicuramente dobbiamo allargare il nostro sguardo nuovo sulla zootecnia ad altre razze autoctone italiane. In Emilia Romagna siamo già passati alla fase operativa, con un allevamento sugli Appennini, dove il nostro disciplinare incontrerà razze nuove eppure antichissime. Perché in questo si manifesta il credo de La Granda: far dialogare i saperi per mettere a punto il know how originale che caratterizza il modo di allevare, trasformare e produrre cibo in questo Paese.
Osserviamo infatti che, da culla della dieta mediterranea, che il mondo considera come un riferimento per l’agroalimentare, solo a tratti siamo stati capaci di gestire il limite tra chi produce cibo e chi lo consuma. Invece, perdiamo continuamente quelle tecniche agronomiche artigianali che il mondo ci invidia, mentre dovremmo tornare a conciliare la tecnologia con la tradizione, la produzione in quantità con la qualità.
Questa strada può condurci fuori dalle fratricide battaglie sui prezzi: battiamoci per una qualità oggettiva e percepita, da offrire ai Paesi che dimostrano tanto interesse per la cucina italiana e ripartiamo dal sapere agricolo. Perché il vino si fa in vigna e la carne e il latte nel campo in cui crescono gli alimenti degli animali: ed è questa la nostra prossima sfida da vincere: riconoscere da dove viene il buono e la sensibilità del cibo che mangiamo.
Oggi sappiamo che la digestione degli animali e di noi che li consumiamo è efficace e preziosa per la nostra salute grazie al microbiota che alberga nell’intestino: il nostro secondo cervello. Un filo diretto collega la vita microbica della terra madre su cui cresce l’erba e la nostra assimilazione dei nutrienti. Abbiamo bisogno di educare e promuovere studi scientifici, affidabili e seri, utili a produrre e consumare meglio. Purtroppo da anni, studi condotti altrove, estesi come con un copia incolla a territori diversi, con tradizioni produttive e antropiche distanti anni luce, hanno influenzato idee, mode e campagne pubblicitarie. Troppo spesso però i saperi e le competenze viaggiano in compartimenti stagni. La nostra idea è che tutto ciò sia dannoso e che ci impedisca di fare un salto di qualità. Dalla condivisione e collaborazione, tutte le parti in gioco hanno un ritorno.
27/09/2014