Paolo e Giuseppe, due fratelli e una sola passione: l’allevamento di Piemontese
La Granda, per i Sampò, è un progetto di cui fidarsi e in cui investire.
Mezzadri nel 1932. Affittuari nel 1946. Proprietari dal 1960. Questa è la storia dei Sampò che dai primi anni del novecento coltivano la passione per l’allevamento nella cascina Ambasio di Ceriolo, le cui origini risalgono al 1500.
La compravendita del casolare, avvenuta al prezzo di 700 mila lira a giornata piemontese, ha rappresentato, per i Sampò, l’occasione di crescere nel mondo della zootecnia.
Nel 1960 si contavano circa 20 ettari da coltivare e 25 Piemontesi. Nel 1975 le Piemontesi sono 60, a inizio anni novanta sono 120. 250 i capi che si contano oggi in stalla.
In cascina crescono i figli di Domenico, Paolo, classe 1951, e Giuseppe, del 1959. Sono loro a raccogliere il testimone dell’azienda e condurla verso La Granda.
“Non c’è stato un inizio. Siamo nati in stalla e ogni periodo della nostra vita è legato alla Piemontese e al suo allevamento. Io amavo i trattori e la terra, mio fratello gli animali e i trattori”, racconta Paolo.
“Abbiamo quindi scelto di proseguire, senza obblighi”, interviene Giuseppe, “quanto iniziato da mio padre. Sulla nostra pelle abbiamo sperimentato la fabbrica ma ciò per cui siamo stati concepiti è il lavoro in campagna, a contatto con la terra e gli animali. La nostra anima è quella”.
L’allevamento Sampò è sinonimo di “conservare innovandosi”. Spiega il perché Giuseppe.
”Alla fine degli anni settanta, la nostra azienda agricola si è dovuta scontrare con il mercato. La qualità della carne non interessava mentre l’attenzione era rivolta esclusivamente al prezzo basso”.
Paolo e Giuseppe, hanno quindi risposto alle esigenze di un mercato non più in linea con la loro filosofia, iniziando a vendere i vitellini.
Con l’inizio degli anni novanta, Paolo e Giuseppe scelgono di tornare ad allevare come il padre aveva insegnato: linea vacca- vitello e nessun OGM ma solo i prodotti della terra per l’alimentazione dei bovini.
Una scelta in controtendenza per quel momento storico ma che trova la giusta conferma ne La Granda.
“La nostra idea di allevamento ha trovato la sua ragione solo con La Granda. Il progetto ci ha contagiato immediatamente e, conosciuto Sergio Capaldo, ce ne siamo innamorati definitivamente. La Granda ha rappresentato e rappresenta tutt’ora è ciò per cui ha senso continuare la professione e fare dei sacrifici”, dice Paolo.
I piccoli di famiglia, Federico e Michele crescono in stalla con i nonni. Saranno forse loro gli allevatori di domani?